System Thinking e Learning Organization

Datemi una leva e vi solleverò il mondo
Archimede

Il System Thinking è, insieme alla Teoria della Complessità, l’altro basilare fondamento su cui poggia Managament by Magic. Non è un caso che esso – esattamente come la complessità – è presente nella Mission di Management by Magic!

La visione sistemica è un requisito indispensabile nella guida di un’Organizzazione (e non solo: anche nella nostra vita quotidiana, questa capacità di cogliere le relazioni, i collegamenti, questa capacità di vedere effetti anche distanti – nel tempo e nello ‘spazio’ – di determinate azioni, assume un ruolo centrale): oggi tutto è collegato e le interdipendenze tra i vari elementi di un Sistema sono tante e non sempre evidenti. Illudersi di poter guidare un’Organizzazione scomponendola in elementi distinti dà solo l’illusione del presidio.

Il System Thinking porta con sé una serie di conseguenze, tra cui:

  • le azioni di miglioramento hanno ripercussioni lontano nel tempo e nello spazio (ossia, lontano dal ‘luogo’/’Area’ dove esse sono state portate): se non si è in grado di valutare queste ripercussioni, si rischia di commettere errori decisivi
  • non è vero che la somma di ottimi locali, porta all’ottimo complessivo. L’obiettivo deve essere il miglioramento del Sistema nel suo complesso. Occorre pertanto avere la capacità di saper focalizzare gli interventi dove il loro impatto sul Sistema può essere maggiore: è il cosiddetto Effetto Leva
  • Senza obiettivo comune non può esserci Sistema
  • Le interazioni tra i processi sono un elemento decisivo per comprendere il Sistema e come intervenire: queste interdipendenze, ad esempio, fanno sì che il famoso Principio di Pareto dell’80-20 vada profondamente ripensato: in Sistemi complessi, il principio di Pareto arriva ad essere 1-99!: il punto è saper individuare quell’1! … E qui torniamo così al principio dell’Effetto Leva.

 

Ecco, in sintesi, le leggi che governano il System Thinking così come enunciate da Peter Senge.

Ognuna di esse meriterebbe fiumi di pagine di approfondimento. Non potendo farlo in questo spazio, limitiamoci ad enunciarle, se non altro per gustarne il fascino!

Prima di elencarle, un suggerimento: se vi riconoscete in una o più di queste affermazioni, se vi sembra di aver sperimentato situazioni analoghe, probabilmente potete fare di meglio in logica di System Thinking!:

  • I problemi di oggi derivano dalle “soluzioni” di ieri
  • Più spingete avanti, più il sistema spinge indietro
  • Prima di peggiorare, il sistema migliora
  • La facile via di uscita di solito riporta all’interno del problema
  • La cura può essere peggiore della malattia
  • Più rapido è più lento
  • Causa ed effetto non sono strettamente connessi nel tempo e nello spazio
  • Piccoli cambiamenti possono produrre grossi risultati – ma le aree in cui si possono verificare gli effetti migliori sono spesso quelle meno ovvie
  • Potete avere la torta e mangiarla – ma non subito
  • Dividere un elefante in due non dà due elefantini
  • Non ci sono colpe da attribuire.

Abbiamo così citato Peter Senge, uno degli indiscussi ‘guru’ del pensiero sistemico. Egli ha un duplice merito:

  • aver portato gli studi sul System Thinking a livelli ‘sublimi’, disvelando a tutti – in modo intrigante e chiaro – le potenzialità sottese
  • aver fornito gli strumenti e la metodologia per comprendere nel profondo le relazioni sistemiche e, così, capire le relazioni tra decisioni/azioni/comportamenti e i conseguenti effetti ‘sistemici’ (ossia, non solo le loro conseguenze più immediate, ma anche le ripercussioni lontano nel tempo e nello ‘spazio’). Questi strumenti prendono il nome di “Archetipi” e sono rappresentazioni grafiche che guidano nella conoscenza e comprensione degli effetti sistemici di ogni decisione/situazione/comportamento. Naturalmente, il loro approfondimento metodologico e tecnico non può svilupparsi in queste pagine.
    Chiunque fosse interessato, non esiti a chiamarci!

 

Learning Organization

Ma il System Thinking è anche di più: esso rappresenta infatti una delle Cinque Discipline che caratterizzano le Learning Organization.

Lo sappiamo: oggi le Organizzazioni che si affermano sono quelle che ‘apprendono’ prima, meglio e più velocemente delle altre. Ma quali sono le caratteristiche delle Learning Organizations?
Ancora una volta, è Peter Senge a guidarci (e poi, l’integrazione con Theory U dà ancora più forza al tutto):

le Lerning Organization sono caratterizzate da cinque “Discipline”, contemporaneamente presenti (e si sottolinea: contemporaneamente!):

  • System Thinking
  • Padronanza Personale
  • Modelli Mentali
  • Visione Condivisa
  • Team Learning

Il termine “Disciplina” sta proprio ad indicare che si tratta di fattori i cui apprendimento e metabolizzazione sono continui nel tempo.

Anche in questo caso, ognuna delle Cinque Discipline richiederebbe spazi di approfondimento estesissimi. Non ci resta,in questa sede, che fornirne degli accenni:

 

System Thinking:
tema trattato sopra. Per Senge è la “Quinta Disciplina”, quella che tiene insieme tutte le altre.

 

Dal Team Building al Team Learning:

Imparare ad essere un Team, il Team Learning, è qualcosa di molto più profondo del semplice Team Building. Nel Team Learning l’obiettivo non è l’accordo, ma la consonanza. Nel Team Learning le visuali contrastanti diventano fonte preziosa di conoscenza.

Il Team Learning è l’unico modo per superare le due principali tipologie di team mediocri (entrambi non sono superabili con il team building): i gruppi polarizzati e i gruppi ‘superficie tranquilla’.

Alla base del Team Learning c’è il Dialogo e la Leadership Dialogica:  le persone il più delle volte non ascoltano, si ricaricano! Ma questo non è dialogo.

Dialogo è l’empatia, la capacità di sospendere il proprio giudizio per immedesimarsi nell’altro. L’empatia è una qualità che si apprende. Ci sono specifiche metodologie per farlo, basti citare la Leadership Dialogica di Bill Isaacs!

Ma, chiediamoci: ci può essere qualcosa anche oltre l’empatia? Tipicamente, la risposta a questa domanda è “no”.

In realtà, Theory U mostra come esista un ulteriore livello di dialogo, che va al di là dell’empatia: si tratta del dialogo generativo (ascolto generativo), con il quale non solo si entra in empatia con l’altro/gli altri, ma da esso emerge una profonda consapevolezza sulle proprie future possibilità, è una porta alla risposta alla due fondamentali domande: Chi sono Io? Qual è il mio Ruolo?

 

Modelli Mentali:

Le Organizzazioni (così come ciascuno di noi) sono condizionate nei propri comportamenti da “vincoli di convinzioni”, da modelli mentali che ne influenzano le scelte.

Saper rimuovere, superare questi Modelli Mentali è un requisito basilare. E si tratta di qualcosa che si può apprendere, una Disciplina che si può sviluppare e consolidare nel tempo (sia a livello individuale, che di Team che di Organizzazione) con appropriate tecniche e pratiche.

 

Visione Condivisa:

Qual è il frequente destino di molte visioni? Quello di finire nel dimenticatoio, tra l’ironia dei collaboratori e lo sconcerto dei leader.

La Visione Condivisa è qualcosa che va al di là del tradizionale visioning. La visione condivisa si genera quando emerge dal Team Learning, dal Dialogo Generativo. E’ co-creata.

E’ per tale ragione che la visione condivisa assume un radicamento profondo in tutti:

  • è semplicemente ciò che tutti vogliono
  • consente anche la realizzazione delle visioni personali di ciascuno del team.

Se poi la visione condivisa deriva dall’applicazione della metodologia Theory U, quindi dalla risposta alle due domande “Chi sono Io? Qual è il mio Ruolo?”, aumenta ulteriormente la sua efficacia.

Il normale visioning può nascere in ogni modo (e, pertanto, anche essere il frutto di una imposizione della volontà del capo); la visione condivisa è invece la conseguenza di quanto fin qui brevemente descritto!

 

Padronanza personale:

Di fronte ad una visione (sia essa individuale, sia essa ‘collettiva’), ogni persona si trova a dover affrontare uno scarto tra la realtà corrente e la visione stessa. Questo scarto è chiamato da Senge “tensione creativa”, ossia la tensione che ci fa muovere dalla realtà corrente verso la visione.

Ma spesso, proprio questo scarto, questa ‘distanza’ da colmare, è accompagnata da sentimenti come paura di non farcela, angoscia, scoramento, stress. Tutto ciò prende il nome di “tensione emotiva”. Se la tensione emotiva ha il sopravvento rispetto alla tensione creativa, il rischio è quello di non riuscire a conseguire la visione.

Le tecniche della Padronanza Personale lavorano su questo fronte, insegnano alle persone e ai team come, rimanendo ancorati alla visione, superare quegli ostacoli. Tra le tecniche a disposizione, la prima – la più importante – è riuscire a vedere la realtà corrente per quello che è, con ‘verità’, senza raccontarsi storie non vere.

Ma il tema è decisamente troppo ampio per poter essere sviluppato in questa sede. Sottolineiamo solo l’efficacia e l’enorme impatto che le metodologie collegate alla Padronanza Personale hanno (per gli Individui, i Team e le Organizzazioni) sulla capacità di raggiungere i propri obiettivi e superare la tensione emotiva associata.

 

 

Management by Magic, su tutte queste Dimensioni, può essere il partner ideale: il set di metodologie,approcci, tecniche e pratiche disponibili è veramente notevole!

Non esitate a contattarci!