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Theory U, una motocicletta, lo Zen… Dallo scaffale della libreria, improvvisamente semi di Theory U…

Theory U, una motocicletta, lo Zen… Dallo scaffale della libreria, improvvisamente semi di Theory U…

Rino Panetti

Luglio 19th, 2017

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Era il 1998. Otto Scharmer ancora non si era seduto in quel famoso caffè…
Oggi, per caso, mi è tornato tra le mani. Quasi 20 anni dopo. Il prezzo nella quarta di copertina segna impietoso il tempo: “L. 16.000”. L’anno di acquisto (che annoto in ogni libro) è esplicito: 1998, appunto.
Ma la prima pubblicazione di questo autentico best seller è addirittura più sorprendente: 1974.
Pirsig Zen e motocicletta (2)

Il ricordo è ancora nitido: quando lessi Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta (Robert M. Pirsig) fu come un’epifania. Mi muovevo da pochissimi anni nel mondo delle Organizzazioni e quella lettura mi fece comprendere per la prima volta come doveva esserci dell’altro oltre a processi, flussi, ottimizzazioni operative e strategiche… Quel libro in un attimo (lo divorai in meno di una settimana) mi disvelò le altre due dimensioni: quella emotiva e quella “spirituale” (intesa come capacità di connettersi con le proprie più alte future potenzialità). In un baleno l’Organizzazione divenne un’entità nuova, come i freschi studi universitari e di Master non avevano insegnato a cogliere.

 

Ma facciamo un po’ di ordine, innanzitutto cronologico.

La prima raffigurazione della U, che poi costituirà la base sulla quale sarebbe nata “Theory U” (una delle metodologie oggi più efficaci per l’innovazione e il cambiamento profondo e la leadership necessaria per generarli) “… avvenne in un caffè dello Xerox Park in California nel 1999, dopo un incontro di Joseph Jaworsky e Otto Scharmer con Brian Arthur, economista della complessità del Santa Fe Institute. L’anno seguente uscì il primo articolo di Jaworsky e Schamer sul ‘processo U’. Altri due personaggi che fornirono un prezioso contributo allo sviluppo di Theory U furono Peter Senge e Betty Sue Flowers.” (brano tratto dal libro “Theory U, Learning Organizations e Design Thinking” (https://www.managementbymagic.it/event/finalmente-in-uscita-per-francoangeli-edizioni-theory-u-learning-organizations-design-thinking-strategie-strumenti-e-tecniche-per-linnovazione-profonda-di-rino-panetti/ )

U

Siamo dunque agli ultimi battiti del XX secolo.
La mia traiettoria era profondamente lontana da quanto Otto Scharmer stava elaborando (dentro di sé, innanzitutto)… eppure, un anno prima, la lettura di quel libro mi aveva aperto squarci davvero inaspettati.
Ora, a distanza di 20 anni, riconosco in quella lettura l’apertura di un enorme cerchio, che avrebbe iniziato a richiudersi solo nel 2012, con il mio avvicinamento a Theory U…una chiusura ora sempre più salda…verso nuovi inneschi.

 

Rino e Scharmer

Lo scorso 10 luglio, di ritorno dal Presencing Foundation Program, ho deciso di rileggere quel capolavoro di Pirsig datato 1974… ed è stato come leggere un nuovo libro, perché tutto quello che scorrevo con gli occhi, con la mente e con il cuore, ora riuscivo a collocarlo lungo la U: riconoscevo i passi dell’open mind, dell’open heart e quelli dell’open will; ed ecco anche la cristallizzazione e, in molti punti, la prototipazione (una prototipazione fatta fondendo cuore, testa e mani, in cui Pirsig ci esorta ad esempio a notare la differenza tra un bravo artigiano –che aggiusta gli oggetti non seguendo le istruzioni ma quasi seguendo un flusso, in una sorta di danza – e l’artigiano non all’altezza).

Ora comprendo che dovrei parlare di questo best seller di Pirsig, proporvi una sintesi…ma credetemi: si tratta di un autentico viaggio da fare passo passo con lui, non c’è altro modo…meglio: un viaggio (quello di Pirsig in moto lungo gli Stati Uniti, insieme al suo giovane figlio, alla ricerca di un’intesa…direi: di un ascolto profondo e generativo) nel viaggio (quello di Pirsig con se stesso…quello che ha contribuito a dischiudermi le consapevolezze sulla forza delle dimensioni emotiva e “spirituale”).

Voglio però ugualmente proporvi qualche stralcio…chiedendo scusa all’autore per questo scempio che farò. E voi non dimenticate: il testo è della prima metà degli anni ’70 del secolo scorso!

experiencing-outer-vs-inner-universe1) Se vogliamo cambiare il mondo…

“Credo che se vogliamo cambiare il mondo per viverci meglio non ci convenga discutere di rapporti di natura politica, inevitabilmente dualistici e pieni di soggetti e oggetti, né dei loro rapporti reciproci; e nemmeno adottare programmi pieni di cose che gli altri devono fare. Questo tipo di approccio, secondo me, parte dalla fine scambiandola per l’inizio. …
I valori sociali sono giusti soltanto se sono giusti quelli individuali. Il posto per migliorare il mondo è innanzitutto nel proprio cuore, nella propria testa e nelle proprie mani; è da qui che si può partire verso l’esterno. …”

2) L’enthousiasmos

“Chi è pieno di enthousiasmos non se ne sta a rimuginare. E’ arrivato alla piena consapevolezza quando di sé…
Ti colmi di enthousiasmos quando sei stato tranquillo abbastanza da vedere, udire e sentire il vero universo, e non solo le opinioni stantie che hai di esso. Ma non è niente di esotico, Per quanto la parola mi piace tanto.”

3) Rallentare, lasciar andare e lasciar venire…

“… Se vi capita di rimanere presi nella trappola della rigidità dei valori, dovete rallentare il vostro ritmo – tanto dovrete rallentare comunque, vi piaccia o no – e percorrere un terreno che già conoscete per vedere se ciò che giudicavate importante lo era davvero e per… bè…per guardare la macchina. Non c’è niente di male, in questo. Restate con lei per un po’. Guardatela come guardereste la lenza. E dopo un po’, sicuro come l’oro, qualcosa vi tirerà per la manica, un fatto minuscolo che vi chiede umilmente e timidamente se vi può interessare.—“

Ebbene, potrei continuare ancora per non so quante pagine, citandovi come lui suggerisce di aprire la mente, come parla di prototipazione, e molto altro.
Ma penso non sia necessario. Ai pochi che sono giunti fin qui nella lettura, ecco un ultimo pensiero di Pirsig:

“E’ così che il mondo continuerà a migliorare. Dio, non voglio più entusiasmarmi per grandi programmi di pianificazione sociale che coinvolgono le vaste masse e trascurano la Qualità individuale. … C’è posto anche per loro, ma devono essere costruiti su basi solide: la presenza della Qualità in ciascuno degli individui che li sostengono”.

U

U





          Era il 1974…l’anno in cui Pirsig disegnò una U invisibile…
          Era il 1998, l’anno in cui Pirsig mi mostrò la U e io non la riconobbi…

Rino Panetti, 19 luglio 2017

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