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Il giorno che scoprii i modelli mentali. L’arresto di Enzo Tortora e quella scala…[lettura in 2 min]

Il giorno che scoprii i modelli mentali. L’arresto di Enzo Tortora e quella scala…[lettura in 2 min]

Rino Panetti

Maggio 19th, 2018

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Non è stato facile decidere di condividere quanto state per leggere. Alla fine però, come potete vedere, l’ho fatto.
In queste righe troverete una confidenza personale (che si perde a 35 anni fa) e una scoperta, quella dei modelli mentali.

Ci sono piccoli fatti, in apparenza secondari nella vita di una persona, che invece lasciano un segno indelebile nel ricordo.
Quella sera, come ogni venerdì, eravamo davanti al televisore (al pari di altri venti milioni di italiani) a vedere Portobello, lo storico programma di Enzo Tortora.
Ricordo ad un certo punto un’ospite: una donna accusava la camorra di non so quale misfatto. L’intervento di Enzo Tortora fu deciso, parole forti contro la mafia, la ‘ndrangheta, la sacra corona unita. Quella signora ribadiva “La camorra…”, e Tortora…mafia, ‘ndrangheta, sacra corona unita.
Mio padre osservò “Poteva nominarla però, la camorra”.
Mi sorpresi a notare che fu il mio stesso pensiero.
Pochi giorni dopo ci fu l’arresto di Enzo Tortora.

Ebbene, faccio outing: pensai che le accuse fossero fondate. In realtà (ora lo so), avevo semplicemente unito due fatti (quella puntata di Portobello e l’arresto) e trovato una relazione tra i due. Una relazione che solo la mia mente aveva costruito.
Con il procedere delle inchieste, pur via via più convinto dell’innocenza di Tortora, la mente ricercava inconsciamente conferme alla mia prima convinzione.
Spesso mi ritrovai – in quel periodo – a riflettere sui miei schemi di pensiero: ma ero troppo giovane, non possedevo la “grammatica” e le chiavi necessarie per decodificare chiaramente ciò che mi stava accadendo.
Quando, anni dopo, fu completamente dimostrata l’estraneità di Tortora rispetto a quelle infamanti accuse, finii per decodificare ciò che accade con i modelli mentali e quali sono i loro granitici componenti. Nel mio caso, comparvero tutti e si rafforzarono in una miscela tanto forte quanto fuorviante.
Innanzitutto, c’era stato l’influsso di una persona autorevole nelle mie convinzioni, mio padre.
Ora attenzione: la frase di mio padre era innocente e non conteneva nessuna allusione…fui invece io a caricarla di significati correlandola a altri fatti (l’arresto, l’accusa, ecc.).
Ecco dunque cosa accade con i modelli mentali, espressi in maniera chiarissima dalla cosiddetta Scala dell’Inferenza:

  • Rispetto a tutti i dati possibili, se ne selezionano alcuni
  • Si aggiungono significati a questi dati, guidati da assunzioni, convinzioni, valori, influenze
  • Si adottano così azioni e si ottengono risultati che risentono dei due “gradini” precedenti.
  • A loro volta poi, quelle assunzioni, convinzioni e valori ci guidano nella successive selezioni dei dati che noi prendiamo come riferimento: tutto ciò ha l’effetto di rafforzare il modello mentale restringendo la possibilità di uscire da quell’imbuto.

Si tratta di qualcosa descritto benissimo da diversi autori, tra i quali mi piace ricordare Peter Senge.

Un’ultima nota: quel fatto accadde 35 anni fa, quando per un giovanissimo i media di riferimento erano davvero pochi: TV (in primis), radio, cinema.
Pensate cosa accade oggi, nell’era di internet, dei social media.
Ecco perché è così importante saper lavorare sui propri modelli mentali: un lavoro che riguarda ciascuno di noi, non solo i giovani.

Rino Panetti

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