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Leadership, Sviluppo delle Persone e dei Team

Leadership is the capacity of a human community to shape its future
Peter Senge

1. Cosa è un’Organizzazione?

Un’Organizzazione, nella sua essenza, è il risultato di come i suoi membri pensano e interagiscono (P. Senge).

Come dare torto a questa considerazione di Peter Senge?
Del resto, lo sappiamo benissimo: il successo di un qualsiasi progetto di miglioramento passa sempre più frequentemente per la capacità di coinvolgere e motivare le persone, per le modalità con cui si ‘fa squadra’ e con cui la visione si co-crea, per le modalità con cui la leadership si manifesta.

Anche le più puntuali, evolute e perfette (a tavolino) azioni di riorganizzazione possono fallire se non si tiene conto di questo fattore.

2. Quale Leadership?

Normalmente si ritiene che la leadership sia una caratteristica tipicamente individuale. Per questa ragione è usuale studiare i grandi leader del passato e del presente.
Ma – come osserva Peter Senge – i risultati che le Organizzazioni raggiungono, normalmente sono conseguiti da una “collettività” e dalla ua capacità di plasmare il suo futuro (leadership … the capacity of a human community to shape its future)
Quando consideriamo dunque la leadership, dobbiamo considerare anche questa dimensione suggerita da Senge.
Ma come dar concretezza a tutto ciò? Su quali fattori puntare? Lo scopriremo (brevemente) nei prossimi paragrafi, in un percorso di avvicinamento fino al paragrafo 6!

3. Il punto cieco della leadership. Verso la Leadership Creativa

“Prendete il famoso discorso di Martin Luther King dell’agosto 1963 a Washington (”I’ve a dream…”) o quello di Steve Jobs all’Università di Stanford (“Siate affamati, siate folli”).
Fiumi di insegnamenti ci spiegano gli effetti di quei discorsi, la loro efficacia e gli stili dei due leader. Si tratta generalmente di lezioni sul Cosa costoro fanno e Come lo fanno.
Ma da dove deriva la vera forza di quei “messaggi”?
Punto cieco creatività leadershipC’è in effetti una terza e più profonda dimensione, che costituisce il vero motore da cui muove un leader e un creativo: è la dimensione del Chi, quella che Scharmer chiama Il punto cieco della leadership (e della creatività) perché spesso trascurata o sottovalutata. […]Bill O’ Brien, […] lo chiarisce in modo illuminante: la qualità di un intervento dipende dalla condizione interiore di colui che agisce. Vi rendete conto di quanto questa affermazione sia vera, nei casi di King e Jobs appena ricordati così come in ogni più alta manifestazione di leadership?”
[brano tratto da: Theory U, Learning Organizations e Design Thinking. Strategie, strumenti e tecniche per l’innovazione profonda” (Franco Angeli Edizioni)].

Come dunque riuscire a toccare questo terzo livello, così decisivo per la leadership e come quindi curare quella qualità e quella condizione a cui O’ Brien si riferisce? Ce lo insegna Theory U!

La buon notizia è che questo punto cieco è lo stesso che agisce per i processi creativi (si veda la pagina “Creatività e pensiero creativo”). Se dunque nei nostri approcci alla leadership, all’innovazione e alla creatività attuiamo metodologie, pratiche e discipline in grado di portarci verso quel terzo livello, riusciamo a dare concretezza a una delle espressioni più efficaci della leadership: la Leadership Creativa!

[il tema della Leadership Creativa, e i suoi strumenti, sono uno dei pilastri del libro “Theory U, Learning Organizations e Design Thinking. Strategie, strumenti e tecniche per l’innovazione profonda” (Franco Angeli Edizioni)

4. Due domande per muoversi verso la Leadership Creativa 

Il ruolo fondamentale del Leader è rispondere – e portare il suo team, la sua Organizzazione – a rispondere a due fondamentali domande:

  • Chi sono Io?
  • Qual è il mio Ruolo?
    [Si notino le iniziali maiuscole nelle parole “Io” e “Ruolo”]

E’ grazie alla risposta a questi quesiti di fondo che il Leader riuscirà a dare pieno senso al suo compito e al suo agire dal terzo livello ricordato prima.

Pensate quanto tutto ciò può essere importante nello sviluppo della leadership e nella guida delle Persone e dei Team: portare i propri collaboratori o una squadra ad operare da quello “spazio”!
Già… ma come fare? Le metodologie, le pratiche e le Discipline derivanti da Theory U e dalle Cinque Discipline di Senge rappresentano la chiave!

Theory U Magic ShowTheory U è una metodologia che:

  • Permette un profondo coinvolgimento di tutti
  • Consente di pervenire ad una visione veramente condivisa
  • Attiva le persone e i loro meccanismi partecipativi e realizzativi
  • Consente la realizzazione di ciascuno in ciò che fa
  • Facilita la co-creazione, co-creazione non solo con i collaboratori ma anche con clienti, i partner esterni e gli altri stakeholders rilevanti. Anche per tale ragione, Theory U è in grado di facilitare al meglio qualsiasi progetto di co-creazione
  • Consente lo sviluppo, tra le persone, di ‘dialogo generativo’, ossia un dialogo superiore all’empatia, un dialogo che nasce dalla connessione di tutti con il futuro emergente che si vuole creare.

5. Pensiero-Azione e Sindrome ‘si figuri’, si ma …

E’ dunque vero, come dice James Hillman, che il leader è colui che sa fondere pensiero e azione in un unico gesto, ossia che sa vincere quella che in Management by Magic chiamiamo la “Sindrome ‘Si figuri” (l’espressione ‘Si figuri’ si rifà ad un passo dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, quello in cui il sarto – al cospetto dell’autorevole Cardinale Borromeo – pur volendo esporre pensieri e frasi alte, si bloccò senza riuscire a proferire parola, a parte un impacciato ‘Si figuri’), ma il leader lo fa attraverso un percorso profondo che lo porta alla scoperta delle due fondamentali domande prima ricordate (Chi sono Io? Qual è il mio Ruolo?).

Da qui, una delle ragioni della forza della integrazione tra Management by MagicTheory U e dei suoi strumenti e approcci, che riversiamo negli interventi di facilitazione, consulenziali e formativi per i nostri clienti.

Per ulteriori approfondimenti su Theory U e il legame con MbM, date un’occhiata alla pagina Theory U e Management by Magic

6. Il Team e le Persone.  
Team Learning, Dialogo, Padronanza personale, Visione condivisa

ev4L’altra faccia della leadership è ovviamente il Team e le Persone. Anche su questo tema la letteratura è vastissima.
Management by Magic pone alla base del suo lavoro con i clienti i seguenti elementi (si elencano solo i principali e, per ciascuno di essi, non se ne forniscono che cenni. In questo ambito, decisiva è l’integrazione di Theory U con le metodologie connesse alle Learning Organizations di Peter Senge):

Team Learning (oltre il team building):

Imparare ad essere un Team, il Team Learning, è qualcosa di molto più profondo del semplice Team Building. Nel Team Learning l’obiettivo non è l’accordo, ma la consonanza. Nel Team Learning le visuali contrastanti diventano fonte preziosa di conoscenza.
Il Team Learning è l’unico modo per superare le due principali tipologie di team mediocri (entrambi non sono superabili con il team building): i gruppi polarizzati e i gruppi ‘superficie tranquilla’.
Alla base del Team Learning ci sono il Dialogo e la Leadership Dialogica. Vediamo.

Dialogo e leadership dialogica:

Le persone il più delle volte non ascoltano, si ricaricano! Ma questo non è dialogo.
Alla base del Dialogo c’è l’empatia, la capacità di immedesimarsi nell’altro. L’empatia è una qualità che si apprende. Ci sono specifiche metodologie per farlo, basti citare la Leadership Dialogica di Bill Isaacs.
Ma, chiediamoci: ci può essere qualcosa anche oltre l’empatia? (l’empatia è il punto in cui molte delle metodologie per la leadership e il team arriva).
Theory U ci mostra come esista un ulteriore livello di dialogo, che va al di là dell’empatia: si tratta del dialogo generativo (ascolto generativo), con il quale non solo si sviluppa empatia con l’altro/gli altri, ma da esso emerge una profonda consapevolezza sulle proprie future possibilità, è una porta alla risposta alla due fondamentali domande: Chi sono Io? Qual è il mio Ruolo?

Visione Condivisa:

Qual è il frequente destino di molte visioni? Non raramente quello di finire nel dimenticatoio, tra l’ironia rassegnata dei collaboratori e lo sconcerto dei leader.
Esistono cinque possibili modalità per pervenire a una visione:

  • Cinque livelli Visioning Senge OKTelling (“Dire”): la Direzione sa qual è la visione da perseguire, la comunica a tutti e tutti si devono adeguare.
  • Selling (“Vendere”): la Direzione sa qual è la visione e spiega ai suoi collaboratori perché è ciò che serve in quel momento. La Direzione ha cioè bisogno che i suoi collaboratori la “sposino”, prima di procedere.
  • Testing (“Provare”): la Direzione ha un’idea di quello che la visione dovrebbe essere, ma prima di procedere vuole vedere quali sono le reazioni dei collaboratori.
  • Consulting (“Consultare”): la Direzione ha una visione in mente, ma prima di procedere richiede ai collaboratori suggerimenti e spunti creativi su di essa.
  • Co-Creating (“Co-creare”): La Direzione e i collaboratori pervengono a definire la visione attraverso un processo collaborativo e co-creativo.”

Ognuno di questi cinque livelli ha i suoi punti forti e i suoi punti deboli. La forza però di una visione co-creata (quinto livello), non ha eguali! In azienda, come leader, dobbiamo avere la capacità di creare le condizioni per spostarci via via verso questo quinto livello, la visione condivisa.

La Visione Condivisa è qualcosa che va al di là del tradizionale visioning. La visione condivisa si genera quando emerge dal Team Learning, dal Dialogo Generativo. E’ co-creata.
E’ per tale ragione che la visione condivisa assume un radicamento profondo in tutti:

  • è semplicemente ciò che tutti vogliono
  • consente anche la realizzazione delle visioni personali di ciascun membro del team.

Se poi la visione condivisa deriva dall’applicazione della metodologia Theory U, quindi dalla risposta alle due domande “Chi sono Io? Qual è il mio Ruolo?”, aumenta ulteriormente la sua efficacia.
Il normale visioning può nascere in ogni modo (e, pertanto, anche essere il frutto di una imposizione della volontà del capo); la visione condivisa è invece la conseguenza di quanto fin qui brevemente descritto!

I percorsi verso la visione condivisa si avvalgono di un set di approcci e metodologie veramente imponente. Noi siamo in grado di portarli nelle vostre Organizzazioni, individuando caso per caso il percorso e le metodologie più efficaci!

Padronanza personale:

creative tension Senge. Tensione creativa SengeDi fronte ad una visione (sia essa individuale, sia essa ‘collettiva’), ogni persona si trova a dover affrontare uno scarto tra la realtà corrente e la visione stessa. Questo scarto è chiamato da Senge “tensione creativa”:  è la tensione creativa che ci dà la forza di spostarci dalla realtà corrente verso la visione.
Ma spesso, proprio questo scarto, questa ‘distanza’ da colmare, è accompagnata da sentimenti come paura di non farcela, angoscia, scoramento, stress. Tutto ciò prende il nome di “tensione emotiva”. Se la tensione emotiva ha il sopravvento sulla tensione creativa, il rischio è quello di non riuscire a conseguire la visione, di abbassare la visione verso la realtà corrente anziché fare il contraro.
Le tecniche della Padronanza Personale lavorano su questo fronte, insegnano e forniscono gli strumenti alle persone e ai team per restare ancorati alla visione e superare quegli ostacoli. Tra le tecniche a disposizione, la prima – la più importante – è riuscire a vedere la realtà corrente per quello che è, con ‘verità’ (guardare la realtà corrente con “occhi di verità” è una delle cose più difficili: i modelli mentali rischiano di fornirci un quadro distorto).
Ma il tema è decisamente troppo ampio per poter essere sviluppato in questa sede. Sottolineiamo solo l’efficacia e l’enorme impatto che le metodologie collegate alla Padronanza Personale hanno (per gli Individui, i Team e le Organizzazioni) sulla capacità di raggiungere i propri obiettivi e superare la tensione emotiva associata.

Per alcuni approfondimenti su Learning Organization e System Thinking, potete visionare la pagina System Thinking e Learning Organization

7. Leadership Creativa: fusione di Theory U con Cinque Discipline

Nei paragrafi che ci hanno accompagnato fin qui abbiamo alternato riflessioni rivenienti da Theory U con quelle rivenienti dalle Cinque Discipline/Learning Organizations.
Per percorsi di leadership che siano veramente efficaci, la cosa migliore è integrare questi due “modelli”. In effetti i punti in comune sono veramente molti, così come le metodologie e gli strumenti sottostanti.
I nostri interventi di facilitazione, consulenziali e formativi poggiano proprio sulla forza di questa fusione e sul valore aggiunto riveniente dall’integrazione delle sottostanti tecniche.

Grazie alla coinvolgente determinazione dell’editore Franco Angeli, abbiamo riportato le principali metodologie utilizzabili in tal senso in un vero libro-laboratorio esperienziale: Theory U, Learning Organizations e Design Thinking. Strategie, strumenti e tecniche per l’innovazione profonda. In esso l’integrazione non è solo tra TheoryU e Cinque Discipline, ma anche con altre importanti metodologie, come il Design Thinking. L’obiettivo era quello di mettere a disposizione degli interessati un testo che esplorasse principi, tecniche e strumenti della Leadership Creativa e dell’innovazione profonda.

8. Gli interventi di Management by Magic

Gli interventi Management by Magic sul fronte della leadership, dello sviluppo dei team, del visioning sono tra i più profondi e vasti attualmente esistenti.
La gamma delle possibili azioni e delle correlate modalità è decisamente ampia:

  • interventi personalizzati di facilitazione orientati al potenziamento della leadership e dei team
  • coaching
  • progetti di leadership creativa
  • progetti per il miglioramento della capacità di dialogo sia individuali che in team
  • percorsi di visioning
  • attività di learning personalizzate
  • progetti specifici di crescita.

E anche:

  • valutazione del clima interno e azioni per migliorarlo
  • bilancio delle competenze
  • politiche di selezione del personale
  • valutazione delle caratteristiche e delle attitudini delle persone per comprendere i ruoli più adatti a ciascuno e massimizzare quindi le performance dei processi
  • definizione della migliore struttura organizzativa e delle connesse mansioni, ruoli, responsabilità e skills
  • attuazione di corrette politiche di sviluppo del personale
  • valutazione delle performance e gestione dei riconoscimenti e dei premi
  • ecc.

Per le attività di formazione vi invitiamo a visitare la pagina della Formazione MbM.

Inoltre, la leadership, il team learning, il visioning, si prestano oltremodo alla nostra formazione multidisciplinare e esperienziale: LearningLab in 3D, WorkShoW in 3D dove si impara tra contenuti, stimoli, giochi di ruolo, contaminazioni … In questo link potete trovare un esempio di Learning Lab in 3D sulla leadership progettato per una specifica esigenza di un Committente

Contattateci e non osate chiedere: siamo in grado di co-progettare lo specifico intervento/azione per le vostre esigenze!

9. Il Leader e la multidisciplinarità. Appunti da Management by Magic

Poco sopra abbiamo ricordato la definizione di “Leader” regalataci da James Hillman: un Leader è colui che fonde in un unico gesto pensiero e azione. Abbiamo altresì ricordato come nel far questo decisivo è toccare il punto cieco della leadership, attraverso un percorso che Theory U illustra chiaramente in ogni suo passo e che è raffigurabile attraverso una U.

Su questa definizione di Hillman si inserisce però anche il contributo fornito da Management by Magic, il quale si focalizza sull’importanza, per il leader:
A) della multidisciplinarità (capacità di connettere campi anche distanti)
B) di saper guidare l’organizzazione in contesti complessi e, pertanto, di capitalizzare gli insegnamenti che la Teoria della Complessità impone di conoscere.

La contemporanea considerazione di questi due elementi, impone al leader di dotarsi degli strumenti, delle pratiche e delle metodologie derivanti dal cosiddetto “Magic Point” (per approfondire il tema, visitate la pagina Complessità e multidisciplinarità: il Magic Point ).

Pertanto, la definizione di James Hillman è riformulata dal modello Management by Magic in questo modo:

un Leader è colui che fonde in un unico gesto pensiero e azione,
vivendo con continuità nella intersezione di soglie del caos di campi diversi (“magic point”)

Ora, è bene considerare che queste qualità della Leadership (che possiamo definire “Essere leader”) si alimentano con approcci e metodiche completamente diverse rispetto a quelle normalmente utilizzate per la Dimensione “Fare il Leader” (capacità di motivare, di fare squadra, di coordinare le persone e le risorse, di delegare, ecc.).
D’altro canto, per un leader “innovatore” si pone un problema, in misura particolarmente accentuata: quello di coinvolgere e motivare i collaboratori e le altre persone intorno ad idee spesso “di rottura”, il cui senso profondo non è immediatamente percepibile dagli altri.
Dunque, il Management by Magic considera in maniera integrata e sinergica le due Dimensioni: Essere Leader e Fare il Leader

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  • Il “Leader in torre d’avorio” è il Leader con grandi idee, dotato di grande creatività, una persona cioè che vive le intersezioni tra campi ed il margine del caos, che vive il “magic point” e la complessità. A queste potenzialità e capacità, non corrisponde però altrettanta capacità nel saper concretizzare, coinvolgere e veicolare le proprie idee e le proprie intuizioni.In questi casi il rischio è che le idee rimangano patrimonio del suo creatore. Ad una eccelsa fase “pensiero-azione”, manca una altrettanto adeguata fase “pensiero-attuazione”
  • Il “Leader di famiglia”, è un leader che ha elevate capacità di creare condivisione intorno a sé ed alle sue idee e di portarle quindi alla realizzazione (azione-attuazione).Il punto debole è però proprio nella portata di tali idee, che difficilmente saranno di tipo “stravolgente” perché non nate da una capacità di vivere nell’intersezione di campi diversi bensì generate da visioni “unidirezionali” (scarsa efficacia della fase “pensiero-azione”, elevate barriere associative, ecc.).E’ un po’ come il normale (medio) e buon padre di famiglia, che avrà il suo stile di “leadership” (autoritario, permissivo, delegante, ecc.), che utilizzerà al meglio e con il quale guiderà la sua famiglia nel mare della tranquillità.
  • La “Leadership by Magic” è invece l’”area” dove la leadership si esprime in pieno (probabilmente l’unica area dove si può parlare effettivamente di “leadership”). Qui troviamo massimizzati entrambi le dimensioni, pensiero-azione e azione-attuazione, qui troviamo sia capacità creative (conseguenza di basse barriere associative, del vivere l’intersezione di soglie del caos di campi diversi, ecc.) sia capacità di concretizzare le idee.
    E’ questo “quadrante” che si fonde con Theory U e le Cinque Discipline, sviluppando la massima efficacia per un leader innovatore.

Le metafore che utilizza il Modello MbM su questi temi sono le più varie e suggestive, così come la sua formazione esperienziale.